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Obesità infantile: come incide sugli adulti del futuro

Obesità infantile: come incide sugli adulti del futuro
Pubblicato il:
26 Maggio 2023

L’Organizzazione Mondiale della Sanità considera l’obesità la peggiore epidemia del mondo moderno occidentale, invitando a porre particolare attenzione su questa patologia e, soprattutto sull’importanza della prevenzione. Infatti, in particolar modo nei bambini, è possibile intervenire, modificando lo stile di vita, prima che un eccesso ponderale si trasformi in obesità e quindi in una condizione cronica e difficile da debellare. Valutare uno stato di sovrappeso o obesità nel bambino non è semplice, e il rischio di sottostimare la condizione di sovrappeso in cui in realtà il bambino si trova è elevato. Solo il confronto con le tabelle di riferimento del peso per sesso ed età, considerando la statura del bambino, è in grado di eliminare ogni dubbio. Questa valutazione viene fatta dal pediatra che misura peso e statura per calcolare il BMI (indice di massa corporea), da questo calcolo emerge un numero che viene confrontato con le tabelle di popolazione e collocato in una determinata fascia: a seconda di questo posizionamento, è possibile capire se, superata una certa soglia, il BMI è espressione di sovrappeso o di obesità. Bisogna però considerare che, a differenza di quanto accade negli adulti, non esiste un numero unico che segna questo passaggio tra normopeso, sovrappeso e obesità perché esso varia continuativamente con età e sesso. L’obesità è una malattia cronica recidivante, molto difficile da guarire una volta conclamata. Nei bambini, in genere, l’intervento è più efficace che nell’adulto, ma proprio per questo è importante intervenire tempestivamente.

Le conseguenze dell’obesità sui bambini sono numerosissime e comprendono tanto la compromissione della qualità della vita ed il malessere fisico e psicosociale, quanto la limitazione delle possibilità di realizzazione sociale e professionale dei futuri adulti.

Conseguenze sulla salute

Nei bambini obesi sono comuni problemi respiratori, ipertensione, resistenza all’insulina e problemi osteo‐articolari. Possono inoltre manifestarsi le problematiche sotto riportate:

  • Aumentato carico meccanico → Mal di schiena e disturbi ortopedici, apnee del sonno e disturbi respiratori, scarsa tolleranza all’esercizio fisico
  • Gastrointestinali → Calcolosi biliare, Steato epatite
  • Dislipidemie – Diabete di tipo 2 – Ipertensione → Morbilità e mortalità cardiovascolare;
  • Alterazioni cutanee;
  • Influenza sullo sviluppo puberale → Policistosi ovarica (femmine), ipogonadismo (maschi), compromissione della fertilità;
  • Aumento della velocità di crescita;
  • Psico‐sociali → Bassa autostima, depressione, disturbi del comportamento alimentare;
  • Rischio aumentato per alcune neoplasie;
  • Degenerazione del cervello → Perdita di tessuto nelle aree addette al ragionamento più elaborato.

Complicanze sociali

L’obesità è fortemente stigmatizzata, soprattutto nelle società occidentali industrializzate. Diversi studi hanno dimostrato che le persone obese subiscono discriminazioni in molti campi importanti come quello lavorativo, scolastico e sanitario. Ad esempio, in ambito lavorativo le persone obese hanno minori probabilità di venire assunte, ricevono meno promozioni e hanno stipendi più bassi, rispetto a persone magre dotate di qualifiche simili, in ambito scolastico, invece, oltre a essere oggetto di scherzi e molestie da parte dei compagni, i bambini obesi possono essere discriminati anche dagli insegnanti, tanto che si è dimostrato che i soggetti obesi hanno minori probabilità di essere ammessi all’università. Purtroppo, le conseguenze dell’obesità sul benessere mentale sembrano essere particolarmente forti nei bambini e negli adolescenti. Le indagini Health Behaviour in School‐aged Children negli anni (2001/2002; 2009/2010) hanno rilevato che nei bambini e negli adolescenti, sovrappeso e obesità sono correlati a una minore autostima, un minore benessere psicologico, una maggiore insoddisfazione circa la propria vita e una maggiore presenza di disturbi psicosomatici.

Il contrasto al sovrappeso e all’obesità infantile è tra gli obiettivi prioritari nell’agenda sanitaria dei prossimi anni in Italia, come in gran parte del mondo globalizzato. Gli studi di prevalenza realizzati in Italia negli ultimi anni hanno evidenziato il 21% di casi di sovrappeso e il 10% di obesità in bambini di scuola primaria. Al di là della elevata prevalenza e persistenza del fenomeno, a destare allarme è soprattutto la dimostrazione delle complicanze fisiche e psicosociali già presenti nei bambini obesi e che tendono ad aggravarsi in età adulta.

Alcuni dati interessanti si possono ricavare dai risultati ottenuti dal progetto “Okkio alla Salute”, promosso dal Ministero della Salute e dal CCM (Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, con le Regioni e le Aziende Sanitarie. Questo progetto di salute pubblica ha permesso di delineare un quadro completo del problema nel nostro Paese. Il progetto, avviato nel 2008, effettua rilevazioni a carattere biennale e nel 2012 ha coinvolto 46.492 bambini appartenenti a 2.623 classi terze della scuola primaria, permettendo di ricavare importanti dati circa la mappa dell’obesità infantile in Italia, le abitudini alimentari dei bambini, i livelli di attività fisica ma anche la percezione del fenomeno obesità da parte dei genitori. Dai dati raccolti nell’indagine 2012 per il progetto “Okkio alla salute”, risulta che il 22,1% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 10,2% in condizioni di obesità. Complessivamente, dunque, nel 2012 l’eccesso ponderale riguarda il 32,3% dei bambini della terza elementare. Tali dati inseriscono l’Italia fra i primi posti in Europa proprio per l’eccesso ponderale infantile.

L’associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica ha pubblicato un decalogo nel 2019, in occasione dell’obesity day, nel quale riporta una serie di consigli per correggere lo stile di vita:

1. Praticare regolarmente attività fisica: non è necessario utilizzare delle attrezzature particolari, piuttosto, ciò che permette di fare la differenza è la scelta di attività fattibili da poter svolgere con costanza. Ad, esempio praticare delle sessioni di camminata veloce per almeno tre volte a settimana, ciascuna della durata di 30-45 minuti di seguito rappresenta un tipo di attività alla portata di tutti e facilmente realizzabile.
2. Non saltare i pasti: consumare 4-5 pasti al giorno permette di non sentirsi troppo appesantiti o affamati ai pasti, mantenere uno stile di vita attivo e non sentirsi privi di forza.
3. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di origine vegetale, con consumo giornaliero di cereali non industrialmente raffinati e legumi.
4. Limitare il consumo di carni rosse (carni ovine, suine, bovine) ed evitare quello di carni conservate (carne in scatola, salumi).
5. Prestare attenzione alla qualità e alla quantità di condimenti utilizzati: si suggerisce di prediligere in assoluto il consumo di olio extravergine d’oliva, in quantità moderate, e di aggiungerlo a crudo alle pietanze.
6. Si ricorda che il consumo di bevande alcoliche non è raccomandato: per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad un bicchiere di vino (da 120 ml) per le donne, e due per gli uomini.
7. Consumare più porzioni al giorno di frutta, verdura e ortaggi freschi (almeno 4-5 complessivamente): tale accorgimento, unitamente ad un adeguato apporto di cereali integrali e legumi, contribuisce al raggiungimento di un adeguato apporto di fibra, a sua volta associato ad un miglioramento della funzione intestinale, all’aumento del senso di sazietà, ad un miglior controllo metabolico e ad una riduzione del rischio di patologie dell’apparato digerente.
8. Limitare il consumo di sale e di alimenti conservati sotto sale.
9. Masticare con calma e servirsi di piccoli bocconi: ciò favorisce una migliore digestione e il raggiungimento di un prolungato senso di sazietà.
10. Mantenere il dimagrimento: si ricorda che al fine di ottenere un miglioramento dello stato di salute significativo, il raggiungimento del calo ponderale desiderato è importante tanto quanto il mantenimento nel tempo dei risultati ottenuti.



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