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Esistono ALIMENTI che influenzano l’AGGRESSIVITÀ NEI BAMBINI?

Esistono ALIMENTI che influenzano l’AGGRESSIVITÀ NEI BAMBINI?
Pubblicato il:
25 Febbraio 2022

La problematica

Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) caratterizzato da un insieme di sintomi relativi al comportamento che includono disattenzione, iperattività e impulsività. I segnali della presenza dell’ADHD, di solito, si manifestano in età precoce e diventano evidenti con l’ingresso nella scuola primaria. In genere, l’accertamento (diagnosi) avviene tra i 7 e i 10 anni d’età.

Nella maggior parte dei casi, si assiste ad un miglioramento dei disturbi (sintomi) con il progredire dell’età, tuttavia, circa un terzo degli adulti colpiti in età giovanile continua a manifestare la sintomatologia.

Le persone con ADHD possono avere anche altri problemi di salute come, ad esempio, disturbi del sonno e disturbi d’ansia.

Molti bambini attraversano delle fasi in cui sono particolarmente irrequieti e distratti. Questo è assolutamente normale e non deve essere confuso con l’ADHD. Tuttavia, qualora si sospetti che il comportamento sia diverso da quello dei coetanei, è opportuno far presente il problema al pediatra, agli insegnanti del bimbo o al coordinatore dell’area bisogni educativi speciali
La causa esatta dell’ADHD non è nota ma si è riscontrata una certa familiarità. La ricerca ha identificato alcune possibili differenze nel cervello delle persone con ADHD rispetto a quelle che non soffrono di questo disturbo ma il loro significato non è ancora pienamente chiarito.

Altri fattori che potrebbero avere un ruolo nella comparsa dell’ADHD sono:

  • nascita prematura (prima della 37a settimana di gravidanza)
  • basso peso alla nascita
  • fumo, alcol o abuso di sostanze stupefacenti durante la gravidanza

L’ADHD è più comune tra i maschi rispetto alle femmine. Può essere gestito con un appropriato intervento educativo rivolto ai genitori e ai bambini che presentano il disturbo integrandolo, se necessario, con la terapia farmacologica (trattamento multimodale). Quest’ultima è spesso il primo trattamento offerto agli adulti con ADHD, sebbene le terapie psicologiche come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) possano essere utili.

I sintomi possono essere correlati a disattenzione e iperattività:

  • attenzione ridotta e facile distraibilità
  • smemoratezza e attitudine a smarrire gli oggetti
  • incapacità di svolgere compiti noiosi o che richiedano molto tempo
  • incapacità di ascoltare o eseguire le istruzioni
  • cambiare continuamente attività
  • difficoltà nell’organizzazione dei compiti
  • non riuscire a star fermi, soprattutto in ambiente tranquillo e silenzioso
  • agitarsi continuamente
  • parlare troppo
  • non rispettare il proprio turno
  • agire impulsivamente
  • interrompere le conversazioni degli altri
  • alterato senso del pericolo

CORRELAZIONE TRA ALIMENTAZIONE E DISTURBI DELL’ATTENZIONE E IPERATTIVITÀ

La dieta della donna in gravidanza, allattamento e del bambino può avere un impatto sullo sviluppo e sull’approfondimento della sindrome ipercinetica.
Ci sono molte prove in grado di correlarla a fattori nutrizionali. Le carenze croniche di alcuni minerali come zinco, ferro, magnesio e iodio e l’insufficiente assunzione con la dieta di acidi grassi polinsaturi a catena lunga, possono avere un impatto significativo sullo sviluppo e l’intensificazione dei sintomi dell’ADHD nei bambini. Un ruolo cruciale è svolto anche dagli acidi grassi polinsaturi omega-3, principalmente DHA, che sono necessari per il corretto sviluppo e la funzione del cervello. La loro carenza cronica può contribuire ad aumentare il rischio di ADHD nei bambini. È stato riscontrato che l’assunzione di prodotti alimentari con un basso indice glicemico aiuta a ridurre i sintomi in alcuni bambini iperattivi.

È stato anche dimostrato l’impatto positivo sul comportamento dei bambini con ADHD, dato dell’eliminazione di alcuni prodotti o ingredienti:

  • Additivi alimentari sintetici, come coloranti alimentari artificiali e conservanti
  • Alimenti ricchi di salicilati
  • Zuccheri

Relativamente a questo ultimo punto, alcuni ricercatori stanno cercando un legame tra un consumo elevato di zucchero per un lungo periodo e l’ADHD. Queste affermazioni hanno influenzato organizzazioni come l’American Hearth Association (AHA), l’American Academy of Pediatrics (AAP) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che raccomandano di limitare l’assunzione di zuccheri liberi a meno del 10% dell’apporto energetico totale per adulti e bambini, osservando che un’ulteriore riduzione del 5% fornirebbe ulteriori benefici per la salute [OMS, 2015].
I primi mesi di vita sono cruciali per il processo di apprendimento del sapore negli esseri umani. L’esperienza precoce con gusti diversi è molto importante per la successiva accettazione degli alimenti, specialmente quelli sani. È quindi fondamentale che medici e genitori possono e devono sostenere in sinergia il sano sviluppo delle preferenze di gusto e del comportamento alimentare dei bambini.

COMPONENTI DELLA DIETA CON IMPATTO POSITIVO

ACIDI GRASSI POLINSATURI

Gli acidi grassi polinsaturi (PUFA) sono un trattamento complementare ben studiato per l’ADHD. Gli acidi grassi Omega-3 non possono essere sintetizzati dall’uomo e sono necessari nella nostra dieta. Nella dieta occidentale, gli acidi grassi omega-6 o i loro precursori (es. acido linoleico) sono molto più abbondanti degli acidi grassi omega-3 o dei loro precursori (es. acido alfa-linolenico). Un alto rapporto omega-6/omega-3 può alterare le proprietà della membrana cellulare e aumentare la produzione di mediatori dell’infiammazione perché l’acido arachidonico, un acido grasso omega 6 presente nelle membrane cellulari, è il precursore degli eicosanoidi infiammatori, come le prostaglandine e i trombossani. Al contrario, gli acidi grassi omega-3 sono anti-infiammatori.
Pertanto, un elevato rapporto tra omega-6 e omega-3 nella dieta potrebbe favorire la neuroinfiammazione. L’aumento della concentrazione di acidi grassi omega-3 nella dieta può anche agire alterando la fluidità della membrana cellulare del sistema nervoso centrale e la composizione dei fosfolipidi che possono alterare la struttura e la funzione delle proteine ​​in essa incorporate. Con questo meccanismo, le concentrazioni aumentate di acidi grassi omega-3 nelle membrane cellulari hanno dimostrato di influenzare la neurotrasmissione della serotonina e della dopamina soprattutto nella corteccia frontale e possono essere importanti nella patogenesi dell’ADHD. Gli acidi grassi omega-3 possono anche favorire la riduzione dello stress ossidativo, che è stato dimostrato essere elevato nell’ADHD.

I prodotti che contengono buone concentrazioni di DHA e EPA sono per lo più di origine animale, come il pesce (salmone, sgombro, tonno, aringhe, trota etc.), l’olio di pesce, molluschi, crostacei.

MELATONINA

La melatonina è un ormone secreto principalmente dalla ghiandola pineale in risposta alle variazioni del ciclo circadiano ed è stato utilizzato negli ultimi due decenni per il trattamento dei disturbi del sonno negli adulti e nei bambini. Contrariamente alla maggior parte dei farmaci per dormire disponibili, la melatonina ha un potenziale di dipendenza limitato e non è associata all’assuefazione. Dato che i problemi del sonno sono comuni nei bambini con ADHD e si ipotizza che possano essere correlati alla patogenesi del disturbo, rimane la possibilità che la melatonina possa migliorare sia i problemi di sonno che i sintomi dell’ADHD nei bambini con entrambe le condizioni. È stato ipotizzato che un sottogruppo di bambini con ADHD sperimenti un’insonnia cronica con esordio nel sonno che porta a un’eccessiva sonnolenza diurna associata a disinibizione, ipereccitazione e problemi con le funzioni esecutive che imitano l’ADHD.
La melatonina può essere somministrata sottoforma di integratore alimentare o farmaco da banco, ma si ritrova anche in alcuni alimenti, prevalentemente di origine vegetale come avena, banane, mandorle, cacao, noci, cavoli.

 

 

Bibliografia:
Konikowska K, Regulska-Ilow B, Rózańska D. The influence of components of diet on the symptoms of ADHD in children. Rocz Panstw Zakl Hig. 2012;63(2):127-34. PMID: 22928358.
ISS (Istituto Superiore di Sanità)
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